La Berta

Chissà quanti passi mi avrà visto fare!
Se li avesse contati
forse mai in vita sua
riuscì a vendere sì tanti cavoli.
Andando in centro
lo saluto alla Berta è doveroso
spettatrice del mio ridicolo vagare
talvolta mi par di vederla
scuotere il capo
pensando alli grulli
che vanamente frullano sotto di lei.
Alle sue spalle, dietro lo muro
anche gli angeli vogliono scendere
dalle strette cornici grondano nubi
e i piedi si librano nell’aria
stanchi di volare
scalpitano anch’essi per far due passi.
Ti son grati li contadini
per lo avvertimento della campana tua
lo passo svelto e lo sasso in mano
quando la tarda ora s’appresta
con la paura d’esser chiusi fora
lo avvertimento della campana
ad avvisar tutti di far lo passo lungo
e di raggiunger lo riparo.
La campana della Berta
sparita or che non vi son più le mura
che le belve son dentro e fora
e non v’è riparo alcuno
specie nella fortezza
prigione della sua stessa testa.

Angelo
(04-Agosto-2013)

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2 – La Berta

Itinerario alla scoperta delle curiosità di Firenze, mi raccomando rigorosamente a piedi e a passo lento!

Esistono più versioni di tutte le leggende narrate, ma vi racconterò sempre e solo quella a me più simpatica.

Potete usare il seguente link per raggiungere la posizione (a terra!), spostatevi dal lato opporto della strada per aver maggior visuale.

Link alla posizione

La Berta, probabilmente diminutivo di “la Roberta”, è il nome che i fiorentini attribuiscono alla statua di una testa di donna che si trova in via de’ Cerretani. Non la trovate lungo il cammino, ma in alto, su quello che rimane del campanile della chiesa di Santa Maria Maggiore, guardate tra le due finestre, a sinistra.

Berta - Firenze

La Berta era una “cavolaia”, una venditrice di cavoli, un’ortolana. Era una donna che aveva vissuto tante primavere, sola, senza famiglia, né marito né figli e aveva lavorato tutta la vita.

Sembra che per sua volontà, prima di morire, donò tutti gli averi alla chiesa, tutto quanto era riuscita a risparmiare durante la vita. Aveva espresso il desiderio che venisse comprata una campana tale da poter essere udita anche da chi, come lei, aveva dovuto lavorare fuori dalle mura cittadine. La campana, tra le altre cose, doveva quindi avvertire della chiusura delle porte della città.

Siamo nel Medioevo e durante la notte le porte d’accesso alle mura della città venivano chiuse per motivi di sicurezza. Fuori c’erano i campi dove molti andavano a lavorare, ma a quei tempi non era suggerito rimanere fuori dalle mura col buio, erano tempi pericolosi.

I ritardatari che cercavano d’entrare in città erano soliti lanciare dei sassi verso le porte per avvertire i guardiani del loro arrivo e sperare d’essere aspettati o di ritardare almeno un poco la chiusura delle porte, quel tanto necessario per mettersi in salvo. Nasce a quei tempi il detto fiorentino “essere alle porte co’ sassi” che significa “ridursi all’ultimo minuto”, “c’è rimasto poco tempo”.

P.S.:
Se sentite un “profumino” strano nell’aria, entrate in chiesa dalla porta su quello stesso lato della Berta e girate a destra, alzate lo sguardo e capirete…

C’è un piede a prender aria!

il piede

Angelo Marra
(29-Settembre-2018)

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